Daniele 7: Il piccolo corno, l'anticristo

                        


La descrizione dell'undicesimo piccolo corno sulla testa del mostro romano di Daniele al capitolo 7, per ammissione generale di tutti gli studiosi, corrisponde alla figura dell'Anticristo che, più tardi, fu descritto dall'apostolo Paolo ( 2 Tessalonicesi 2:3-10) e dall'apostolo Giovanni nel libro dell'Apocalisse.

 

Poiché tutti sono concordi nel vedere lo stesso personaggio nel "piccolo corno" di Daniele e nell'"Uomo del peccato" di Paolo, per una migliore identificazione, ci avvarremo di ambedue i passi biblici.

 

C'è da notare comunque che si tratta solo di una parte del grande mosaico, che tratteggia la figura dell'Anticristo; il quadro risulterà nitido e completo solo quando si sarà completato lo studio degli altri capitoli profetici di Daniele e dei paralleli dell'Apocalisse.

 

Ecco il passo dell'apostolo Paolo (2 Tessalonicesi 2:3-10) al quale faremo riferimento nel corso di questo studio:

"Nessuno vi inganni in alcun modo; poiché quel giorno non verrà se prima non sia venuta l'apostasia e non sia stato manifestato l'uomo del peccato, il figlio della perdizione, l'avversario, colui che s'innalza sopra tutto ciò che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando stesso e proclamandosi Dio. Non vi ricordate che quand'ero ancora con voi vi dicevo queste cose? Ora voi sapete ciò che lo trattiene affinché sia manifestato a suo tempo. Infatti il mistero dell'empietà è già in atto, soltanto c'è chi ora lo trattiene, finché sia tolto di mezzo. E allora sarà manifestato l'empio, che il Signore Gesù distruggerà con il soffio della sua bocca, e annienterà con l'apparizione della sua venuta. La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana, con ogni sorta di opere potenti, di segni e di prodigi bugiardi, con ogni tipo d'inganno e d'iniquità a danno di quelli che periscono perché non hanno aperto il cuore all'amore della verità per essere salvati."


 
 Foto: L'apostolo Paolo scrivendo le sue  lettere. ( Ritratto di : Valentin de   Boulogne o Nicolas Tournier)                                                       

Il significato della parola 

L'apostolo Paolo lo chiama, fra l'altro, l'Avversario che, secondo il significato della parola greca "antikeimenos", indica che l'Anticristo dev'essere qualcuno che è contro Cristo, ma anche qualcuno che si mette al posto di Cristo. Egli ne è la contraffazione: «L'Anticristo non è un nemico aperto del Cristo, ma qualcuno che si traveste da Cristo, alfine di meglio sedurre il Suo popolo.» 


Concludiamo questa introduzione con le parole del teologo Louis Gaussen: «Tutti i Padri della Chiesa hanno detto che la IV bestia è l'impero romano. Le dieci corna della bestia e le dieci dita della statua sono la divisione dell'impero romano in dieci regni. 

Tutti i Padri hanno detto che📍 il piccolo corno è l'Anticristo o l'Uomo del peccato... Tutti i Padri hanno detto che l'Anticristo non si sarebbe rivelato nell'impero romano, ma dopo la divisione di questo impero. Tutti credevano che sarebbe stato un re- teologo che regnerebbe a Roma. Tutti hanno detto che l'Anticristo durerà fino al ritorno di Cristo Gesù sulle nuvole del cielo. Questo accordo è bello ed eloquente...» 

                            Identificazione




Solo l'istituzione del Papato, in quanto dinastia di Papi-Re, corrisponde in pieno a tutte le caratteristiche enunciate da Daniele (nei suoi vari capitoli  profetici), dall'apostolo Paolo (nella sua seconda epistola ai Tessalonicesi) e da Giovanni (nell'Apocalisse).

C'è però da precisare che la profezia non vuole colpire un popolo, quello dei cattolici che ignorantemente sono ingannati dal sistema pagano romano;  Ma un sistema, quello del Papato, che innalza la creatura fino al Creatore (che arriva così ad essere perfino da lei corretto); vuole colpire con questo iniquo sistema anche i responsabili di aver adottato, insegnato e promulgato dottrine contrarie alla Parola di Dio. 


L'ANTICRISTO NON È ANTIOCO EPIFANE, RE DEI SELEUCIDI

 


Foto: Antioco III, re di Siria, che fu il più grande della dinastia dei Seleucidi e padre di Antioco Epifane IV


📚Abbiamo visto negli studi precedenti, quanto sia grossolanamente errato attribuire alle gambe di ferro della statua (Daniele II) e al quarto mostro (Daniele VII) l'identità di una parte dell'impero greco-macedone: 📌la parte toccata a Seleuco e ai suoi discendenti (Siria). Il regno seleucida fa parte del corpo della terza bestia.

I critici razionalisti, una volta compiuto questo assurdo sbaglio, hanno identificato l'undicesimo piccolo corno della quarta bestia con il re Antioco Epifane, che oppresse il popolo d'Israele nel IIsecolo a.C. Non riprendiamo qui le critiche espresse negli studi precedenti, ma aggiungiamo qualche particolare che, fuor di ogni dubbio, farà scartare quest'ipotesi:

 

1.  Tre corna abbattute dal piccolo corno

Il testo di Daniele dice, come vedremo meglio nel corso dello studio, che il piccolo corno avrebbe abbattuto tre corna, che i critici razionalisti identificano con tre re tolti di mezzo da Antioco Epifane, e cioè: Seleuco IV Filopatore, Antioco figlio di Seleuco e Demetrio I.

 

«Sarebbe bene che si domandassero (alludendo agli esegeti razionalisti ) come si potrebbe spiegare che le sette corna (compagne del piccolo corno) restino ancora "sulla testa" della quarta bestia dal momento che i predecessori di Antioco erano di già morti. Le corna che li rappresentano sarebbero dovute cadere successivamente una dopo l'altra, di modo che non ne sarebbero rimaste che tre, le quali sarebbero cadute davanti ad Antioco... Chiaramente, secondo il testo, le dieci corna esistono simultaneamente; l'undicesimo sorge e cresce in mezzo ad esse, ne abbatte tre. Le altre continuano ad esistere... Il piccolo corno coesiste con le dieci corna; esso si pone "tra loro, in mezzo a loro". Ora, Antioco (che sarebbe rappresentato dal piccolo corno) non sorge in mezzo agli altri re di Siria; viene solamente dopo di loro... Tutte le corna sono dei re-regni... Come si vuole che questa descrizione si accordi con la storia di Antioco Epifane?» 


2.  Il piccolo corno esiste fino al ritorno di Cristo

Nei capitoli profetici di Daniele è ampiamente dimostrato che l'espressione 're' equivale a 'regno'. Dunque, analogamente a tutte le altre corna-regni, anche questo piccolo corno non può essere rappresentato da un singolo sovrano. Infatti, in Daniele 7:11,26 viene chiaramente detto che questo potere sussisterà fino alla fine dei tempi: deve ovviamente rappresentare una SUCCESSIONE DI RE, il che ci fa escludere il povero Antioco Epifane!

 

3.  I tre anni e mezzo di supremazia


Il periodo di maggiore supremazia del piccolo corno è di 1260 giorni (che, come vedremo, simboleg- giano altrettanti anni profetici), corrispondenti a 42 mesi o tre anni e mezzo. Ora, è interessante notare che Giovanni nell'Apocalisse (capitolo 12 e 13), parlando anch'egli dell'Anticristo, conferma questo periodo di tempo, citandolo sia in termini di giorni (1260), che di mesi (42) e anni (3 e mezzo).

 

L'angelo, ai primi capitoli del libro, spiegherà a Giovanni che le visioni che avrà, riguarderanno tempi futuri (Apocalisse 4:1); a questo punto, siamo più che certi di essere in pieno periodo cristiano: Giovanni fa della profezia (Apocalisse 1:3), non della storia! Davvero, non si capisce come Antioco Epifane oscuro re vissuto nel II sec. prima di Cristo possa adempiere questa profezia importantissima.

 

Ma c'è di più: la critica attribuisce questo periodo profetico ad una persecuzione messa in atto da Antioco Epifane al popolo d'Israele, nel periodo che va dal dicembre 167 al dicembre 164 a.C. Come si vede, si tratta di tre anni esatti, mentre la profezia parla di tre anni e mezzo! Se l'autore del libro di Daniele era contemporaneo di Antioco, come sostengono questi esegeti, come mai sbaglia in modo così clamoroso, mostrando di essere storicamente completamente inattendibile per eventi che starebbe vivendo in prima persona?


     
         Foto: Apostolo  Giovanni a Patmos
                                                                                
Come mai invece era così informato sugli usi e costumi delle corti orientali, al punto da riferire espressioni tipiche, come per esempio: "O re possa tu vivere in perpetuo" (Daniele 2:4/3:9/5:10/6:21)? L'espressione "Re dei re" data da Daniele a Nabucodonosor (Daniele 2:37) la si legge correntemente sulle tavolette reali, riportate alla luce dall'archeologia. L'archeologia stessa e le varie scoperte nell'oriente hanno dimostrato ampiamente che il libro di Daniele (come del resto tutti i libri dell'Antico Testamento) è sicuramente attendibile; esso rispecchia con esattezza l'ambiente babilonese e i costumi del VI secolo a.C.

 

4.  Daniele sigillato per il tempo della fine


Il libro di Daniele doveva essere sigillato per essere compreso appieno solo ai tempi della fine: Daniele 12:4 > "Tu, Daniele, tieni nascoste queste parole e sigilla il libro sino al tempo della fine. Molti lo studieranno con cura e la conoscenza aumenterà."


Ora per i razionalisti quasi tutte le profezie di Daniele si spiegano con Antioco Epifane al tempo dei Maccabei. Viene da domandarsi: quale interesse vitale, quale importanza avrebbe dovuto rivestire questo oscuro personaggio vissuto prima di Cristo per gli studiosi delle profezie negli ultimi tempi? Le cose raccontate dal profeta, potevano essere lette più chiaramente in un libro di storia!!

 

LE CARATTERISTICHE DELL'ANTICRISTO IN DANIELE 7 CONFRONTATE CON 2 TESSALONICESI 2:3-10 

 

1.  LA SUA NATURA 


versetto 24 > "Dopo quelli, sorgerà un altro re, che sarà DIVERSO dai precedenti..."


Abbiamo visto che le dieci corna sono dei regni, una dinastia di vari regnanti che, nel caso specifico, rappresentano i popoli barbari che sono all'origine della caduta dell'impero romano. Ora, il vers. 8 introduce un nuovo potere: "Io esaminavo quelle corna, ed ecco un altro piccolo corno spuntò tra quelle...". Essendo un corno, si tratta dunque di una potenza territoriale e politica, come le prime dieci. Più avanti, nel corso della spiegazione dell'angelo a Daniele, è detto che esso "sarà diverso dai precedenti" (versetto 24) e subito dopo (versetto 25) si specifica in che senso sarà diverso: legifera nel dominio della religione. L'apostolo Paolo conferma in 2 Tessalonicesi 2 che si tratta di un personaggio che ha a che fare con il popolo di Dio e con la religione.

 

Questo potere è dunque allo stesso tempo politico (è una dinastia di re: un tempo si diceva appunto "il Papa-Re") e religioso. Ora, unicamente la potenza del Papato è contemporaneamente spirituale e temporale. Per quanto piccolo sia il suo territorio, ESSA È UNO STATO e lo è da sempre: è l'unico esempio nella storia della cristianità che sia conforme a questo aspetto della profezia.

 

2.  La sua posizione  geografica

versetto 8 > "Quand'ecco spuntare IN MEZZO A QUELLE un altro piccolo corno..."

 

 «Si tratta in effetti... d'un Anticristo che deve apparire in mezzo ai regni formati dalle macerie dell'impero romano (quale) continuatore di questo impero


📍Non era forse Roma il punto centrale dell'impero latino? Non è forse il Papato l'effettivo erede e continuatore del cesarismo dell'impero romano?

 



Potete leggere il libro a questo link (  https://books.google.com.na/books?id=D-ICAAAAQAAJ&printsec=frontcover&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false )


Il cardinale Manning riconosce il trasferimento dell'autorità dalla Roma pagana a quella cristiana, scrivendo: «L'abbandono di Roma (da parte dei Cesari), fu la liberazione dei pontefici... In Roma s'era formata una potenza che imperava assai di più sulla volontà e sulla ragione dell'uomo, del dispotismo di ferro dell'impero... Tale potenza interiore e soprannaturale... emanava da un centro e s'incarnava in una persona: il vescovo di Roma. La mareggiata che aveva spazzato via tutti gli altri poteri, diede maggior rilievo e più preminenza alla suprema autorità dei Vicari di Gesù Cristo.» ("The Temporal Power of the Vicar of Jesus Christ" - pp. 28-29)


Il diplomatico francese Wladimir d'Ormesson, che è stato ambasciatore presso la Santa Sede, scrive: «Sul piano storico il Papa è l'erede (al trono) dei pontefici romani e questo titolo interessa sia l'antico impero di Roma, sia l'era cristiana. Per una lenta sostituzione avvenuta dopo Costantino, il Papato poco a poco occupò i vuoti che la decadenza ed il crollo dell'impero avevano creati.» ("Il Papato", 1958 - p. 156)


             Foto: L’imperatore Costantino


 Lo storico Villari, dopo aver presentato l'abbandono di Roma da parte di Costantino con le sue molteplici conseguenze, dice che «il vescovo (di Roma) volle essere non solo il successore di S. Pietro, ma anche di Romolo e Remo, di Cesare e di Augusto, formando un impero religioso non meno vasto, non meno po- tente e più solido di quello politico...» ("Le invasioni barbariche in Italia", Milano 1901 - p. 33)

 

Il nome di Roma, che si applicava all'impero, divenne il nome della Chiesa Cattolica di cui il Papa è il capo. La lingua, il latino, divenne la lingua ufficiale della Chiesa. L'amministrazione gerarchica del Papato fu ricalcata su quella dell'impero romano riorganizzato dall'imperatore Costantino. Il nome, la capitale, il territorio, la lingua, l'amministrazione e lo statuto legale della chiesa romana erano un retaggio diretto del regno dei cesari.

 

3.  Epoca della sua apparizione

versetto 24 > "Le dieci corna sono dieci re che sorgeranno da questo regno; e, DOPO QUELLI, sorgerà un altro re, che sarà diverso dai precedenti..."

Le invasioni barbariche avvennero tra la fine del V e l'inizio del VI secolo.

«Certo che è con il sacco dato dai Vandali che l'Antica Roma è caduta; la nuova già comincia a sorgere, facendo prova d'una grandezza diversa, ma non meno ammirabile. La gloria del Campidoglio più non esiste, comincia quella del Vaticano.» (P. Villari, o.c. - p. 117)


In 2 Tessalonicesi. 2:6-7, parlando dell'Avversario, Paolo dice: "Voi sapete quel che lo ritiene... V'è chi ora lo ritiene e lo riterrà finché sia tolto di mezzo".

Egli cita qui qualcosa che trattiene ancora ai suoi tempi l'apparizione dell'Anticristo; ma non nomina che cos'è: evidentemente ne ha parlato a voce (versetto 5) e non lo vuole ripetere per iscritto. 


Tutti i padri della Chiesa hanno capito che quello che tratteneva l'avvento dell'Anticristo era la caduta dell'impero romano: Ireneo, Ter- tulliano, Ippolito di Roma, Cirillo di Gerusalemme, Gerolamo, Cipriano, Atanasio, Eusebio di Cesarea, Metodio, Vittorino, Isidoro di Peluse, Teodoreto, Sulpicio-Severo, Crisostomo...

 

Ecco come spiega Gerolamo, molto esaurientemente: 📍«Colui che tiene, l'impero romano; poiché se questo impero non è distrutto e tolto dal mondo, secondo il profeta Daniele, l'Anti- cristo non verrà; che se (Paolo) si fosse spiegato più chiara- mente, avrebbe imprudentemente eccitato la persecuzione contro i cristiani, e la rabbia degli idolatri contro la Chiesa... L'apostolo non vuole dire chiaramente che l'impero romano sarà distrutto, perché sa che gli imperatori lo credono eterno... Se avesse spinto l'audacia fino a dire apertamente che la distruzione dell'impero romano precederebbe la venuta dell'Anticristo, avrebbe potuto offrire un giusto motivo di perseguitare la Chiesa nascente...» (Migne P.L. 24, col. 872 - Lettera CXXI, Migne P.L. 22, col. 1037)


Il vescovo F. Bovet fa giustamente notare: «Questo accordo dei Padri non sembra fissarne il senso? Non suppone almeno una tradizione che conservava il ricordo di ciò che l'apostolo aveva insegnato a viva voce, ai Tessalonicesi, e probabilmente alle altre chiese, fondate e visitate da lui?» ("L'Esprit de l'Apocalypse", Parigi 1840 - p. 160)

 

4.  Le sue dimensioni territoriali

Daniele precisa al versetto 8 che si tratta di un "piccolo" corno. Il territorio degli Stati Pontifici non ha mai superato nella sua massima estensione il terzo dell'Italia. Una delle caratteristiche di uno stato è  quella di battere moneta: le monete papali sono state emesse dai Sommi Pontefici come sovrani temporali e le iscrizioni delle monete più antiche recano il nome di S. Pietro o la vecchia formula S.P.Q.R. (Senatus Populus Que Romanus), formula tipica dell'impero romano.


5.  LA SUA CRESCITA GRADUALE




versetto  20 > "... appariva MAGGIORE delle altre corna."

 

📍Piccolo come stato, l'undicesimo corno acquista tuttavia una potenza straordinaria, tale da superare le altre corna ed avere il sopravvento sui santi (versetto 21). 📌In effetti, la sua potenza è rivolta contro Dio ed il Suo popolo. 


📍Scriveva l'Abate J. Fabre d'Envieu:

 

«Questa espressione (piccolo corno) indica una potenza debole alle sue origini, ma che s'ingrandì e si rese terribile. Sembra che in essa si concentri tutta la cattiveria della quarta bestia... Questo piccolo corno designa l'Uomo del peccato nel quale si riprodurrà tutta l'ostilità  del quarto impero contro il Messia e contro la sua Chiesa.» (o.c., t. II - p. 583)

 

Il "Grand Larousse Universel" del XIX secolo riassume:

«Molto umili all'origine, molto riservati, unicamente occupati a propagare le dottrine religiose, morali e democratiche del Nazareno, 📌i vescovi di Roma non giocarono alcun ruolo nello Stato fino al momento in cui Costantino, dopo aver proclamato il cristianesimo religione dell'impero, fece di Costantinopoli la nuova capitale del mondo romano. La Chiesa, fino a quel momento perseguitata, entra in una sfera nuova, e l'ora non è lontana in cui essa inizierà a perseguitare a sua volta. Il vescovo di Roma, forte dell'appoggio dell'imperatore, vuole accrescere la sua influenza sulle masse, di cui è il difensore naturale. 📌Le invasioni barbariche aumentano ancora l'influenza del Papato e dei vescovi. Davanti ai flutti che sommersero l'impero romano del V sec., i capi della Chiesa s'impadronirono degli ultimi resti del potere civile...» (t. XII - p. 138, art. "papauté")

6.  TRE CORNA CADONO, VENGONO SRADICATE DAVANTI A LUI

versetto 8,20,24 > "Stavo osservando queste corna, quand'ecco spuntare in mezzo a quelle un altro piccolo corno davanti al quale TRE delle prime corna furono divelte... davanti al quale ne erano caduti TRE... e abbatterà TRE re."

 

Per fare spazio a questo re teologo nascente, il testo di Daniele dice che tre corna, cioè tre regni, tre popoli barbari, saranno tolti di mezzo. Ciò che Daniele vuol dire è che questi regni impediscono per motivi vari il sorgere e la crescita di potenza del re teologo. Dalla scomparsa di questi regni (che non vengono abbattuti da lui direttamente, ma "davanti a lui"), il piccolo corno deve trarre grandi vantaggi. I  fatti storici confermano che la caduta di tre popoli barbari 📌(Eruli, Vandali, Ostrogoti) favorisce l'ascesa alla supremazia del Papato. Questi tre popoli barbari avevano in comune la fede eretica ariana, tutti e tre si erano messi in urto con il Papato, che ebbe un ruolo importante nella distruzione di tutti e tre.


a) Gli Eruli

 



📙Lo storico P. Villari, nella sua opera citata più sopra, narra come Odoacre, re degli Eruli, si fosse inimicato la Chiesa Romana per la sua ingerenza nell'elezione del Papa Felice II, suo favorito.

 

📙«Intanto, in Oriente l'Imperatore Zenone e Teodorico, re degli Ostrogoti, sono legati da comuni interessi. Teodorico desiderava occupare il territorio degli Eruli e governare in nome di Zenone. All'imperatore faceva comodo allontanare dall'Oriente gli Ostrogoti che gli davano preoccupazioni e oneri, e in Occidente gli avrebbero messo a tacere Odoacre che si era reso insopportabile con il suo fare indipendente.»


 📂Odoacre viene sconfitto una prima volta sull'Isonzo il 28/8/489. Le popolazioni italiane gli si mostrano molto avverse... «E di tutto ciò la Chiesa aveva saputo approfittare, per eccitare contro di lui le moltitudini, tanto che poco dopo si parlò addirittura d'una generale cospirazione, di una specie di Vespro Siciliano organizzato contro di lui dal clero...». Odoacre si rifugia a Ravenna dove subisce un assedio per tre anni; viene assassinato dopo la resa ad un solenne banchetto: 📌siamo nel mese di marzo 493  ed il primo corno scompare dalla scena storica.

 

b)  I Vandali






📌I Vandali avevano abbandonato il cattolicesimo per l'arianesimo. Nel 533 da Costantinopoli parte una flotta guidata dal generale Belisario. «Egli si presentò.. cme un liberatore dei cattolici, dei romani, del clero e dei proprietari, tutti ugualmente oppressi dai Vandali, eretici, stranieri e barbari..Il risultato più notevole della guerra fu che i Vandali, dopo aver portato tanto terrore, tante rovine nell'impero,  scomparvero affatto dalla storia, senza che più se ne sentisse parlare.» (P. Villari, o.c. - p. 182). 📍Nel 534 il loro dominio è distrutto: il secondo corno è abbattuto.


 

c) Gli Ostrogoti






      Foto: Il Mausoleo di Teodorico, Ravenna


📗Scrive sempre il Villari: «La questione religiosa, che aveva in Italia una straordinaria importanza... (fu) causa non ultima della rovina del regno ostrogoto (che aveva sostituito gli Eruli)...».



📘Alla morte dell'Imperatore Anastasio succede Giustino, la cui politica è diretta dal nipote Giustiniano, abile e ortodosso. Si esaltano le dottrine ortodosse e inizia in Oriente un periodo d'intolleranza per gli eretici, che vengono perseguitati. In Occidente "ben presto tutto si volge a danno di Teodorico, il quale era ariano e non poteva andare a lungo d'accordo con un Papa e con un Imperatore che, essendo ambedue ortodossi, dovevano trovarsi, come ben presto si trovarono, uniti contro di lui...".


📚Dopo alterne vicende, il generale Belisario sconfigge i Goti con l'aiuto dei Romani, ai quali si presenta come liberatore dal giogo barbarico. 📌Nel 553, nella battaglia sul Monte S. Angelo, gli Ostrogoti sono definitivamente sconfitti: il terzo corno è sradicato.




Foto: Giustiniano



📌«L'impero romano d'Occidente disparve; Eruli, Vandali e Ostrogoti spazzati via; 📍gli altri popoli barbarici, passati dall'arianesimo al cattolicesimo; tale è la situazione verso la metà del VI sec., nel momento in cui stava per sorgere l'undicesimo corno annunciato da Daniele. Il potere imperiale, che non voleva dividere con nessuno i suoi  diritti sovrani, è relegato in Oriente. I barbari di professione ariana, che si erano installati in Italia e nell'Africa del nord, usurpando il potere imperiale senza osare assumersene il titolo, sono stati sterminati. IL POSTO È LIBERO.» (A. Vaucher, "L'Antichrist", 1972 - p. 12)

 

7.  I SUOI OCCHI


versetto 8,20 > "Quel corno aveva occhi SIMILI A QUELLI DI UN UOMO... quel corno aveva OCCHI..."

 

L'ufficio di sorvegliare

 

                               
     Foto: Isaac Newton all’età di 46 anni – ritratto di Godfrey Kneller


Isaac Newton nel suo commentario dice:

«Degli occhi, e soprattutto degli occhi su un corno, sono il simbolo, non tanto della potenza di vedere, ma dell'ufficio di vedere, cioè il compito, la dignità di sorvegliare o d'episcopo: poiché presso i Greci "episcopos" (vescovo) significa uomo che, d'ufficio, ha gli occhi sugli altri, un sorvegliante, un ispettore.» ("Ad Danielis prophetae vaticinia observat" [opera postuma], Amsterdam 1737)

 

Newton ha pensato che con questi occhi, lo Spirito Santo ha voluto indicare che questo Re un corno) Teologo diverso) si presenterà al mondo come un vescovo per eccellenza, un sorvegliante dei sorveglianti, "Vescovo, Profeta e Re". La confessione, il migliore strumento che si potesse inventare per questo suo ufficio particolare, fu resa obbligatoria al Concilio del Laterano nel 1215, can. 2. Fu definita dal poeta italiano Gabriele Rossetti uno "spionaggio organizzato".

 

«Il formalismo e il gesuitismo hanno fatto della confessione uno dei più potenti mezzi d'influenza. In numerose circostanze essa è stata un mezzo di accaparramento di fortune e uno strumento di polizia pericolosa. Qualche volta è anche stata un procedimento odioso di spionaggio, una specie di polizia regolarizzata destinata a tenere il registro della vita intima degli individui e delle famiglie... È stata una delle più pericolose invenzioni concepite dal genio dell'oppressione sull'umanità.» (E. Rousset, "Un coup d'oeil sur la mentalité catholique en France", 1905 - p. 47)

 

La chiaroveggenza nella politica

Gli occhi potrebbero anche essere il simbolo di una chiaroveggenza eccezionale e una grande abilità nel tutto vedere e giudicare, che ha mantenuto la Chiesa alle corti durante i secoli passati e la mantiene oggi al tavolo dei grandi consigli. I due concetti si completano a vicenda.


«Da 1200 anni, ciò che fa dominare Roma, è questa chiaroveggenza sovrumana, questa abilità secolare di cui gli occhi sono l'emblema; è questa vigilanza che esercita sulla Terra tramite i suoi preti, i suoi ordini religiosi quali i Gesuiti, per i suoi profeti apostolici, e soprattutto per le sue confessioni; è questo occhio penetrante sempre aperto e che non dorme mai, è questa conoscenza consumata che essa ha delle debolezze umane, per lei il confessionale è la grande scuola da 800 anni.» (L. Gaussen, "L'Antichrist ou le souv. pontif." - p. 20)

 

 

8)IL SUO LINGUAGGIO 

versetto 8,20,25 > "... una bocca che pronunziava PAROLE ARROGANTI... una bocca che proferiva PAROLE ARROGANTI... egli parlerà CONTRO L'ALTISSIMO..."

 

L'Anticristo nella cristianità



L'apostolo Paolo contribuisce a spiegare ancora più chiaramente tutto ciò: "L'avversario, colui che s'innalza sopra tutto quello che è chiamato Dio od oggetto di culto; fino al punto da porsi a sedere nel tempio di Dio, mostrando se stesso e dicendo ch'egli è Dio." 📍( 2 Tessalonicesi 2:4). L'apostolo precisa che egli compie quest'azione "nel tempio di Dio"; con la parola "naos" (tempio) egli fa sempre riferimento, non ad un edificio (come nel Vecchio Patto), ma all'insieme dei credenti, alla Chiesa, oppure ad ogni singolo membro nel cui cuore dimora lo Spirito Santo📍 (1 Corinzi 3:16/2 Corinzi 6:19/Efesi 2:19-22).

 

È chiaro dunque che l'Anticristo va ricercato nel seno della cristianità; 📌è qualcuno che, caso unico nel corso della storia, si è arrogato per secoli il diritto di essere come Dio e di comportarsi come tale!

 

L'Anticristo si mette al posto di Dio



         Foto: Il giovane Federico II ricevuto da                        papa Innocenzo III

 


Giovanni nell'Apocalisse, parlando dello stesso potere, specifica che "le fu data una bocca che proferiva parole arroganti e bestemmie" e che sarà oggetto di adorazione (Apocalisse13:5,6,8).

 


Nel linguaggio biblico in effetti la bestemmia equivale allo sconfinato orgoglio umano che cerca d'innalzare se stesso, facendosi uguale a Dio.
Gesù, che lo era di diritto, fu spesso accusato di bestemmia da coloro che non lo accettavano come Figlio di Dio. Ed ecco, in risposta alla profezia, la realtà delle cose a proposito del Papato:

 

«Noi dobbiamo accettare quanto dice il Papa, come se uscisse dalla stessa bocca di Dio. Nelle cose divine noi lo teniamo in luogo di dio...» (Vescovo di Bitonto, Cornelio Musso) «Nella sua qualità di Pontifex Maximus, rappresentante di dio in terra, ha la pienezza del potere sui popoli e sui regni; ei giudica ed in questo mondo non può essere giudicato da nessuno.» (Papa Paolo IV, proclamando "ex-cathedra" la sua bolla "Cum ex apostolatus officio" - 1555-1559)


📌«Il Papa è il Vicario di Cristo, successore di Pietro, l'Unto del Signore, il Dio di faraone, costituito intermedio fra Dio e l'uomo; inferiore a Dio, ma maggiore dell'uomo; ei giudica tutti e da nessuno è giudicato.» (Papa Innocenzo III - 1198-1216)

 

📌Papa Gregorio II si vantava davanti all'Imperatore d'Oriente che «tutti i re dell'Occidente riverivano il Papa come un Dio sulla terra».


📍E.B. Elliott riporta che gli ambasciatori delle due Sicilie, prostrandosi davanti a lui, dicono ad alta voce: «Tu sei l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo».


                          Foto: Bonifacio VIII

                                                                               

📍L'ultimo concilio prima della Riforma aveva sancito la Bolla del Papa Bonifacio VIII, che racchiudeva questa dichiarazione di fede:

«Come c'è un solo corpo della Chiesa e della cristianità, così c'è una SOLA TESTA, cioè il Vicario di Cristo, ed è necessario alla salvezza di ogni essere umano essere sottomesso al potere di Roma» (questa Bolla non è mai stata revocata).

 

📍Papa Pio IX (che lanciò l'anatema contro le Società Bibliche che diffondevano la Parola di Dio nel mondo) ha applicato a sé le dichiarazioni del Signore: «Io sono il Cammino, la Verità e la Vita» e lo fece durante un'allocuzione solenne in risposta ad una ambasciata del 1866. Si è poi dichiarato infallibile nel 1870.

 

📍Il teologo cattolico August Bernhard Hasler scrisse, a proposito dei vescovi che sostenevano a quei tempi la tesi dell'infallibilità del Papa: «Non si limitavano ad attribuire a Pio IX titoli come "re", "papa-re", "sovrano", "re sublime", "amatissimo tra i re", "nobilissi- mo principe", "il più sublime dei governanti", "il supremo signore del mondo", e persino "re dei re", ma gli dedicavano anche inni che nel Breviario romano erano rivolti a Dio stesso, volendo con ciò esprimere ancor più chiaramente la convinzione che Pio IX fosse il vicario di Dio sulla Terra. Uno  di essi parlava del papa come del "Vice-dio dell'umanità".

 

Tali eccessi, inoltre, non venivano soltanto da qualche cattolico fanatico, privo di qualsiasi responsabilità. Anche la rivista ufficiosa del Vaticano "La Civiltà Cattolica", osava scrivere: "Quando il papa medita, è Dio che in lui pensa". Il vescovo Berteaud di Tulle definisce il papa: "il Verbo [di Dio] incarnato, che sopravvive". E il vescovo suffraganeo di Ginevra Gaspare Mermillod non esitava a parlare di una triplice incarnazione del Figlio di Dio: nel seno della Vergine, nell'Eucaristia e nel vegliardo del Vaticano... Testi biblici, che si riferiscono a Gesù, vengono a Lui applicati; viene detto "Salvatore", pende dalla croce come Cristo, ecc. Di qui è breve ormai il passo che porta ad elevare quasi il papa alla sfera divina.


 S. Giovanni Bosco parla del papa come del "Dio in Terra" e dichiara: "Gesù ha posto il papa più in alto dei profeti, del precursore Giovanni Battista, degli angeli. Gesù ha posto il papa sullo stesso piano di Dio".» ("Come il papa divenne infallibile" - pp. 50-51)



                    Foto: Papa Martino V

 Altre prove della sua bestemmia


I titoli che si è attribuito o che ha accettato sono stati nel tempo:

 

-         ➡️ "Santo Padre", titolo che Gesù dà al Padre (Giovanni 17:11). Spesso per il Papa si va oltre chiamandolo "SANTISSIMO". Gesù disse: "Non chiamate alcuno sulla terra vostro Padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli." (Matteo 23:9).

-          "Sommo Pontefice" (titolo romano pagano) che significa Sommo Sacerdote, titolo che appartiene a Gesù (vedi per esempio Ebrei 5:5/8:1/9:11).

-          📍"Capo della chiesa", titolo che S. Paolo dà a Gesù in Efesi 1:22, e che rispecchia tutto il pensiero del N.T.

-          📌"Leone della tribù di Giuda", titolo conferito a Gesù in una visione di Giovanni (Apocalisse 5:5) e ricevuto da Leone X e XIII.

-          La lettera di credenziali che il Papa Martino V diede al suo ambasciatore a Costantinopoli portava questa sopra-scritta: «Il santissimo e felicissimo, che è l'Arbitro del cielo e Signore della terra, il successore di San Pietro, l'Unto del Signore, il Padrone dell'universo, il Padre dei re, la Luce del mondo». Quasi tutti questi titoli sono nelle SS. Scritture attribuiti a Dio e a Cristo.


-          📌"Vicario di Cristo", ne è il titolo per eccellenza, ma questa funzione Gesù l'attribuisce allo Spirito Santo (Giovanni 14:16,26/15:26/16:7,12,13).

-          🖍"Vescovo Universale", titolo che tutti i vescovi di Roma ebbero dopo Gregorio Magno, il quale però scrisse: «Questo titolo è diabolico... L'Anticristo, alla sua venuta, s'arrogherà tale titolo». A Gesù solamente in tutta la Bibbia viene attribuito il titolo di "Sommo Pastore" (1 Pietro 5:4).

-          Papa Giovanni XXIII, invitando i "fratelli separati" a rientrare sotto la sua supremazia, diceva che bisogna formare "un solo ovile con un solo Pastore" che sarebbe il Papa, mentre queste parole Gesù le riferisce a se stesso (Giovanni 10:11-16).

-          Dalla grande enciclopedia cattolica "Prompta Bibliotheca": «Il Papa è rivestito da una così grande dignità e talmente elevata, che egli non è un semplice uomo, ma come se fosse Dio ed il Vicario di Dio... il Papa è come Dio in terra, unico sovrano di colui che è fedele al Cristo, Principe dei Re, rivestito dalla pienezza della potenza; cui è stata affidata da Dio Onnipotente la direzione non solo delle cose terrene, ma anche di quelle del regno celeste...» (!!)

-          Indirizzandosi al Papa, al V Concilio di Latrai, l'arcivescovo Christopher Marcellus dichiarava: "Tu sei il Pastore, il Medico, il Direttore, il Padrone di casa, infine tu sei un altro Dio sulla terra".

-          Papa Leone XIII dichiarava: "Noi prendiamo quaggiù il posto di Dio Onnipotente".

-          Il canonico Zizelin non temeva di chiamarlo: "Dominum Deum nostrum Papa" (Signore Iddio nostro Papa).

 

    📍       L'ANTICRISTO SI FA ADORARE


        
                     Foto: Papa Leone XIII

Pietro, quando ricevette l'adorazione di Cornelio, la respinse subito dicendo: "Levati, anche io sono uomo" (Atti 10:25-26). Lo stesso atteggiamento di rifiuto netto fu tenuto dall'angelo che spiegava le visioni a Giovanni, quando per ben due volte l'apostolo, sopraffatto dalle rivelazioni ricevute, s'inchinò davanti a lui per adorarlo (Apocalisse 19:10/22:8-9).



📍🔴Il Papa, invece, ritenendosi Dio in Terra, l'accetta:


-          Su una medaglia del Papa Adriano VI, nella quale viene rappresentato incoronato dai suoi cardinali, è scritto: "Quem creant, adorant" (Essi adorano colui che creano)!

-          A Venezia, in un quadro, viene rappresentato Federico Barbarossa prostrato davanti al papa Alessandro III che tiene il suo piede sulla spalla dell'imperatore, il cui scettro è gettato a terra. Sotto è scritto: "Federicus supplex adorat, fidem et oboedientiam pollicitus (Federico supplicante adora, avendo promesso fede ed obbedienza).

-          "Venite, adoremus" dicono i cardinali recandosi da lui.


-          «Tutti i cardinali vennero ad inginocchiarsi davanti a lui per rendergli omaggio, il che si chiama ufficialmente "la prima adorazione" e che consiste nel baciare successivamente il piede, la mano e la guancia del nostro Papa.» (Quadrivio di Roma 26/2/1939)


    Foto: Federico Barbarossa e Alessandro III

                                                                       

9.  LA SUA INTOLLERANZA

📚 versetto 21,25 > "Io vidi quel corno fare guerra ai santi e avere il sopravvento... affliggerà i santi dell'Altissimo..."

Giovanni fa eco: "Le fu pure dato di far guerra ai santi e di vincerli..." (Apocalisse 13:7).


Dal quadro profetico risaltano alcune caratteristiche di questa guerra:

📍·         Essa non è un incidente nella sua lunga vita: è anzi qualcosa di sistematico ("I santi gli saranno dati nelle mani...").

📍·         Non è una guerra a parole: è una guerra di sterminio.


·        📘   È una guerra empia: si fa contro Dio, contro la Sua Parola e contro il Suo popolo.

·        📚  È una guerra orribilmente lunga (come vedremo).

·       📙  È malauguratamente una guerra vittoriosa ("Aveva il sopravvento...     ridurrà allo stremo i santi...").

 

Una persecuzione ecclesiastica




La storia ci dice che, materialmente, fu sempre il braccio secolare ad uccidere chi non accettasse l'autorità del Papa, o chi conservasse anche solo una porzione delle SS. Scritture. Il mandante e l'istigatore però fu sempre il Papato.

 

📍«Tutti coloro che hanno finito la loro vita sul rogo, tutti quelli che furono condotti al patibolo dovettero la loro condanna al Papa o ad un incarico generale o speciale della Santa Sede... I papi di quel tempo ordinarono un numero di esecuzioni capitali forse maggiore di quello voluto da un qualsiasi sovrano laico.» (I. Doellinger, storico e teologo tedesco, ordinato sacerdote nel 1822, "Il Papato dalle origini fino al 1870" - pp. 193-194).

 

📍Nei decretali di Gregorio I (590-604) leggiamo: «Le potenze secolari giureranno di sterminare tutti gli eretici condannati dalla Chiesa, in caso contrario esse saranno chiamate anateme.»

➡️ A quel tempo la minaccia della scomunica era un'arma molto temuta perfino dai sovrani.

 

L'Inquisizione


L'Enciclopedia Cattolica alla voce "Inquisizione" dice:

«La procedura inquisitoriale è conosciuta nei suoi minimi particolari, grazie ai manuali redatti da Nicola Eymeric, Beruardo Gui ed altri. Sospetti, denunce, accuse, la stessa voce pubblica, bastavano all'Inquisitore per citare a comparire dinanzi a le persone compromesse, o farle trarre in arresto, sia dalle autorità civili, che dai propri dipendenti...» (t. VII, "Città del Vaticano", col 44-46). Segue la descrizione delle torture e delle pene inflitte.

 

Negli schemi con i quali si doveva eseguire l'interrogatorio si insisteva di parlare sempre «con una dolcezza esemplare al pervenuto, mentre gli si bruciavano i piedi unti di lardo di porco nel richaud, o gli si rompevano le braccia con il supplizio della corda.» (E. Quinet, "Oeuvres complètes", t. III, Les Jésuites, Parigi 1857, p. 225)



      Foto : Scena di Inquisizione – F. Goya


«In ogni prigione si trovavano il cro- cifisso e la ruota, in quasi ogni paese l'abolizione della tortura fu alla fine conseguita da un movimento che la Chiesa osteggiava e da uomini che essa malediceva...


Quasi tutta l'Europa per molti secoli fu inondata di sangue, che veniva sparso sotto la diretta istigazione e con piena approvazione delle autorità ecclesiastiche.


Quando consideriamo tutte queste cose, non facciamo certo un'esagerazione dicendo che la Chiesa Romana ha inflitto una maggiore quantità di sofferenze immeritate che qualsiasi altra religione mai esistita nell'umanità.» (W. Lecky, "History of the Rise and Influence of the Spirit of Rationalism in Europe" - t. I, p. 33 - t. II, pp. 32,38)

 

Nel Direttorium Inquisitorum, pubblicato a Roma nel 1584, sotto Papa Gregorio XIII, è detto: «Un eretico merita il fuoco. Per l'Evangelo, i canoni, la legge civile ed il costume, gli eretici devono essere bruciati... Ognuno può attaccare coloro che sono ribelli alla Chiesa, spogliarli delle loro ricchezze ed ucciderli, bruciare le loro case e le loro città... Gli eretici devono essere scoperti, e allontanati dai loro errori o altrimenti sterminati.» (pp. 176,177,212)



Foto: Massacro di San Bartolomeo - François Dubois (1790- 1871)


A Parigi, nella notte di San Bartolomeo (24 agosto 1572), 70.000 furono i morti; quando Gregorio XIII ne ricevette la notizia celebrò il massacro facendo tirare il cannone di Castel S. Angelo, accendendo dei fuochi di gioia in Roma, e pubblicando un giubileo per tutti i popoli. Fece poi fare dal Vasari, per la sala detta dei Re, tre quadri rappresentanti l'avvenimento. Nello spazio dei trent'anni seguenti, furono uccisi 39 principi, 158 conti, 234 baroni, 147.518 nobili, 760.000 persone del popolo.

 

Il paragone fra il Terrore francese e l'Inquisizione

La comparazione che J. Michelet fa tra il Terrore della Rivoluzione Francese e l'Inquisizione istituita dal Papato nel Medioevo, è significativa:

 

«Che il Terrore della Rivoluzione si guardi bene dal confrontarsi con l'Inquisizione. Che esso non si vanti mai d'avere, nei suoi due o tre anni, reso al vecchio sistema ciò ch'essa ci fece in seicento anni!... Quanto l'Inquisizione avrebbe diritto di ridere... Che cosa sono i 12.000 ghigliottinati dell'uno davanti a quei milioni di uomini sgozzati, impiccati, rotti... La sola Inquisizione in una delle province della Spagna stabilì un monumento autentico che in sedici anni essa bruciò ventimila uomini... La storia dirà che nel suo momento feroce, la Rivoluzione temette di aggravare la morte, che essa addolcì i suppliziati, allontanò la mano dell'uomo, inventò una macchina per abbreviare il dolore. Essa dirà anche che la Chiesa del Medioevo si esaurì in invenzioni per aumentare la sofferenza, per renderla pungente, penetrante, che essa trovò delle arti squisite di tortura, dei mezzi ingegnosi per fare che, senza morire, si assaporasse per molto tempo la morte...» ("Histoire de la Révolution Française", t. I - Prefaz.)



       LA LIBERTÀ DI COSCIENZA NEGATA 





Quanto alla libertà religiosa, la Chiesa stessa ha messo una lapide sul palazzo del Comune di Lugo di Romagna dove si legge: «Andrea Relencini strangolato e bruciato qui presso nel MDLXXXI per sentenza della Santa Romana Inquisizione ed ammonisca che la Chiesa non tollera ombra di libertà.»

 Papa Pio IX nel suo Sillabus del 1864, art. 54, ricorda a conferma del passato: «La Chiesa non deve mai essere separata dal potere civile, la Chiesa ha il diritto di impiegare la co- strizione corporale.»

 

E nella sua enciclica del 5 agosto 1854 dichiarava: «Le dottrine assur- de, erronee, stravaganti, favorevoli alla libertà di coscienza, sono un errore pestilenziale, una peste delle più riprovevoli per uno Stato.»

 

Nell'enciclica dell'8 dicembre 1864 anatemizza «quelli che reclamano la libertà di coscienza e di culto», così come «quelli che negano alla Chiesa il diritto di servirsi della forza.»

                       
                        Foto: Papa Pio XII
                                                                   

La Chiesa Cattolica dunque non è cambiata affatto nei secoli, il suo spirito totalitario è sempre rimasto immutato!

 

 

10.ILSUO ATTENTATO  ALLA LEGGE DIVINA

versetto. 25 > "Si proporrà di mutare i giorni festivi e la legge..." (l'ebraico dice: "i tempi e la legge").

 

Nell'Enciclopedia Cattolica "Prompta Bibliotheca" si legge:

«Il Papa è rivestito di una tale autorità e potenza che egli può modificare, spiegare ed interpretare perfino le leggi divine

 


L'Abate Crampon traduce per il versetto in esame:

«I tempi e la legge: le osservanze religiose e i comanda menti della legge."

L'Abate Fabre d'Envieu spiega: "Con la parola "Zimnim", 'tempo', si deve intendere, qui, tempi fissati per delle feste, per cerimonie religiose e politiche. La legge - "Dat" - qui menzionata, è evidentemente la legge religiosa, la religione. L'Anticristo vorrà cambiare i tempi destinati, consacrati alle feste, e la legge, cioè la religione del popolo messianico.» L'Abate continua facendo l'esempio dei musulmani: «Maometto ha cambiato i giorni di festa e la legge: egli ha trasferito l'osservanza del settimo giorno al venerdì, stabilì altre feste e pubblicò il Corano...». Poi continua presentando ciò che si è fatto in Francia nel 1792, nella tirannide giacobina «dove il culto cattolico fu proibito e il computo del tempo modificato con l'introduzione di un nuovo calendario» (la decade al posto della settimana) (o.c., t. II - p. 625).

➡️Sebbene ci siano stati diversi autori cattolici che hanno visto nell'Anticristo Maometto che ha cambiato il giorno di sabato con il giorno di venerdì, c'è da sottolineare il fatto che Maometto è sorto in Arabia, regione che non ha mai fatto parte dell'Impero Romano, mentre abbiamo visto che il piccolo corno sorge in mezzo alle dieci corna, sulla testa della IV monarchia universale: Roma, come riconosce anche lo stesso Abate J. Fabre d'Envieu, cadendo in pesante contraddizione con se stesso! D'altra parte, prima di Maometto, 📍il cambiamento dell'osservanza del sabato lo aveva già fatto la Chiesa Cattolica, sostituendolo con la domenica.

 

È infatti evidente che il termine "tempi"  secondo anche la precisazione dell'Abate Crampon, riportata  qualche riga più sopra allude nel testo di Daniele al sabato del IV comandamento. Quanto alla Legge mutata, qui non si tratta soltanto dei Dieci Comandamenti (ampiamente rimaneggiati dalle autorità della Chiesa), ma anche dell'insieme della Rivelazione Biblica, la religione, la verità divina, così come la si può leggere nell'ispirata Parola di Dio: ogni insegnamento del Signore è Legge!



Graziano, canonista che ha scritto il Decretum Gratiani (1140), vasta compilazione di diritto canonico, diceva: «Come il Cristo, in Terra, fu sottomesso alla legge mentre della legge era Maestro, così il papa si eleva al di sopra di tutte le leggi della Chiesa; egli può servirsene come vuole poiché egli è il solo che dia forza alle leggi.»

Salta subito agli occhi una contraddizione pesante: si cita Cristo che fu sottomesso a quella Legge di cui era Maestro, e lo si paragona al Papa che, invece, è al di sopra di ogni Legge...!

 Scrive il Doellinger: «Questa divenne presto, grazie principal- mente all'influenza di Graziano, la dottrina regnante della Curia; tanto che il Papa Eugenio IV, nel 1439, anche dopo i grandi concili riformatori, rispose al re Carlo VII, che invocava le leggi della Chiesa, essere assolutamente ridicolo opporre al Papa le leggi della Chiesa quando questi poteva a suo piacere farle, sospenderle, mutarle o annullarle.» (o.c. - p. 112)


                      Foto: Papa Eugenio IV  

                                    

Federico Augusto, re di Polonia, nel suo atto di abiura diceva:

«Io professo che per quanto nuovo possa essere un decreto fatto e proclamato dai Papi, che esso sia o no basato sulla parola di dio, è di origine divina, e deve come tale essere rispettato dai credenti più altamente che un comandamento del dio vivente (Matteo 5:18-19/Marco 7:7-8/I Corinzi 4:6/Galati 1:8/Giacomo 2:10-11/ Proverbi 30:6...).

 

In 2 Tessalonicesi 2:3, colui che l'apostolo Paolo chiama "l'Uomo del peccato" è, letteralmente dal greco, "l'uomo senza legge"; infatti, la parola "anomos" è usata dall'apostolo sempre in relazione alla rivolta contro la Legge divina. Egli chiama anche l'Anticristo, nello stesso versetto, "il figliuol della perdizione"; con questa espressione Gesù indicava un Suo discepolo che, dopo averlo seguito, lo tradì. Nel passo in oggetto, dunque, è indicato un discepolo alla maniera di Giuda che riconosce in Gesù il Cristo, ma per la sua sete di potere, Lo tradisce, perché vuole fare di Lui un mezzo di dominio.


In 2 Tessalonicesi. 2:4 L'apostolo Paolo lo chiama anche "l'Avversario": abbiamo già visto che questo termine indica un personaggio che non solo è contro Cristo, ma che si mette al posto di Lui. In questo caso, si mette al posto di Cristo anche nel legiferare in materia di fede. L'apostolo poi conclude: "La venuta di quell'empio avrà luogo, per l'azione efficace di Satana..." e cita anche miracoli ed inganni portentosi, che saranno compiuti da Satana per indurre il popolo di Dio in errore.

Cirillo di Gerusalemme scriveva: «Con queste parole (Paolo) lascia capire che Satana si servirà di Lui (l'empio) come di uno strumento, operando personalmente per mezzo suo.»



              Foto: Cirillo di Gerusalemme       
          
                                                                                                                      

    

11.LA DURATA DELLA

   SUA SUPREMAZIA


versetto. 25 > "i santi saranno dati nelle sue mani per un tempo, dei tempi e la metà d'un tempo." Apocalisse 12:6/13:5 > "Per 1260 giorni... Per 42 mesi..."

 

Il periodo profetico

L'espressione "un tempo dei tempi" viene interpretata: "un tempo, più due tempi". In ebraico, si tratta di un "duale" ("dei tempi" = "due tempi"). Quanto alla parola "tempo", essa è intesa come "anno" da tutti gli studiosi; anche in Daniele 4:16 si parla di "sette tempi" a proposito della pazzia di Nabucodonosor durata sette anni.

 

Siamo d'altra parte sicuri che si tratta di tre anni e mezzo, perché anche l'Apocalisse conferma lo stesso periodo profetico: 📍3 anni e 1/2 = 42 mesi = 1260 giorni (calcolando 360 gg. per anno, secondo il calendario ebraico).


Il principio "un giorno = un anno"

Innumerevoli autori ebrei, protestanti e pure cattolici hanno riconosciuto i 1260 giorni come altrettanti anni.  È un principio noto nel linguaggio biblico. Per esempio:

 

Numeri 14:34 > "Come avete messo quaranta giorni a esplorare il paese, porterete la pena delle vostre iniquità per quarant'anni, un anno per ogni giorno…"

                                                                                 

Ezechiele 4:5-6 > "Io ti conterò gli anni della loro iniquità in un numero pari a quello di quei giorni: trecentonovanta giorni. Tu porterai così l'iniquità della casa d'Israele. Quando avrai compiuto quei giorni, ti sdraierai di nuovo sul tuo lato destro, e porterai l'iniquità della casa di Giuda per quaranta giorni: t'impongo un giorno per ogni anno."

Questo principio dev'essere applicato a tutte le profezie di Daniele e Apocalisse, in quanto esse parlano di tempi futuri, rispetto ai profeti, che arrivano vicino al ritorno di Cristo e non possono quindi coprire pochi mesi di storia umana.

 

Data d'inizio > 538

Nel 533, l'Imperatore Giustiniano emana un editto, indirizzandolo al Papa Giovanni II, che lo nomina "correttore degli eretici"; gli dà in pratica l'autorità di distruggere coloro che si oppongono alla supremazia del Vescovo di Roma. L'editto però diventa effettivo solo nel 538, con l'abbandono di Roma da parte degli Ostrogoti e con l'inizio, di fatto, della supremazia dei papi nella cristianità.

 

Data della fine > 1798

Aggiungendo 1260 alla data del 538, si arriva al 1798. Giovanni, al capitolo 13 dell'Apocalisse, ci dice che quel potere avrebbe ricevuto una "ferita mortale", di cui descrive anche la natura: "Se uno mena in cattività andrà in cattività..." (Apocalisse. 13:9).

 

                    Foto: Il generale Berthier

La  Rivoluzione Francese dichiara abolito il Papato (cosa che poi non si è realizzata); il 10 febbraio 1798, il generale Berthier invade Roma, arresta il Papa Pio VI e lo conduce in cattività a Valenza, dove il Pontefice muore in pochi mesi.


Da allora in poi, le sorti del Papato si rovesciano. La decadenza del Papato è tale che nel 1832, Gregorio XVI costatava ancora: "La sede di S. Pietro è scossa. I legami di unità si rilassano di giorno in giorno. La Chiesa è abbandonata all'odio dei popoli". Ma la ferita mortale si doveva risanare; questo fatto sarà oggetto dello studio di Apocalisse 13.

 

Quanto a Daniele, anch'egli indirettamente  conferma che questo potere dominerà fino alla fine. Infatti il profeta conclude: "Poi si terrà il giudizio e gli sarà tolto il dominio, che verrà distrutto ed annientato per sempre. E il regno e il dominio e la grandezza dei regni che sono sotto tutti i cieli saranno dati al popolo dei santi dell'Altissimo; il Suo regno è un regno eterno, e tutti i domini lo serviranno e gli ubbidiranno." (Daniele 7:26-27).

 

Il giudizio preliminare (che si tiene in cielo, mentre sulla Terra il "piccolo corno" ancora sta dominando), descritto ai versetti. 9-14, sarà oggetto di studio a parte (insieme a Daniele 8:13-14).


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